Che cos’è l’ansia?
L’approccio pluralistico integrato, al quale appartengo, ha le sue basi teoriche in più modelli, anche per quanto riguarda il trattamento dei disturbi d’ansia. Quasi tutte le prospettive, partendo dal presupposto che nell’uomo l’ansia è predisposta dall’evoluzione, concordano nel sostenere che i disturbi d’ansia rappresentano l’erronea applicazione, o la distorsione di una risposta ansiosa normale.
Inoltre tutti sono d’accordo nel ritenere che l’ansia implica l’anticipazione di pericoli, paure, catastrofi. La maggior parte delle teorie suggerisce inoltre che le esperienze dolorose o traumatiche giochino un ruolo significativo nello sviluppo di un disturbo d’ansia, sebbene si differenzino per l’enfasi che pongono su tale fattore. Alcune sottolineano la funzione della elaborazione cognitiva e/o cognitivo-affettiva delle informazioni svolta da ciascun individuo.
Fattori di mantenimento dei disturbi d’ansia
Per quanto riguarda i fattori di mantenimento dei disturbi d’ansia, tre importanti ipotesi vengono condivise.
- La prima è l’assunto che l’ansia conduca generalmente all’evitamento dell’oggetto o della situazione temuta. Sebbene l’evitamento provochi un sollievo temporaneo dall’ansia, non permette all’individuo di sapere se il pericolo temuto è immaginario o se è gestibile. L’alleggerimento momentaneo dall’ansia prodotto dall’evitamento è ottenuto al prezzo di rimanere bloccati nel disturbo ansioso.
- Il secondo fattore di mantenimento di un disturbo ansioso è la continuazione del problema di fondo.
- Il terzo fattore è lo spostamento automatico dell’attenzione sul proprio stato ansioso (il riflettere su), che produce un’ansia di secondo ordine.
Dal punto di vista teorico i modelli cui faccio particolare riferimento per quanto riguarda i Disturbi d’ansia sono quello cognitivo-comportamentale, quello esperienziale, quello psicoanalitico, la teoria dell’Attaccamento di Bowlby e la terapia breve strategica di Nardone.
In un individuo ansioso l’ansia è sentita come una minaccia di fondo alle credenze profonde sul Sé. Questa esperienza di compromissione del Sé si caratterizza per una varietà di stati, che comprendono un senso di perdita di controllo, di mancanza di sicurezza e di impotenza e che spingono l’individuo a ritenere di esser incapace di evitare un’esperienza traumatica, o estremamente dolorosa, o umiliante.
Quando le persone si trovano nel pieno di questa esperienza spostano automaticamente l’attenzione dall’esperienza diretta d’ansia al pensare di essere in ansia e ciò inevitabilmente aumenta il livello d’ansia.
Quando, come succede in terapia, le persone riescono a rimanere in contatto con la loro esperienza ansiosa immediata, comprendono che il vissuto di compromissione del Sé rappresenta un confronto temuto con una percezione di sé terribilmente dolorosa.
Ed è solo attraverso questa esplorazione del significato implicito dell’ansia che può avvenire la duratura guarigione.
I disturbi d’ansia sono mantenuti da numerosi fattori, che hanno a che fare per lo più con il proteggersi dalla percezione atrocemente dolorosa del sé. Invece di confrontarsi apertamente con le ferite del Sé, le persone ansiose generalmente mettono in atto queste tre strategie per mantenerle nascoste:
- riflessione sullo stato di ansia e sulle potenziali catastrofi
- evitamento delle situazione ansiogene
- circoli negativi di comportamento interpersonale (chi si vede negativamente si comporta in modo che gli altri rinforzino questa idea)
Queste strategie determinano una riduzione temporanea dell’ansia ma al prezzo elevato di rinforzare le credenze disadattive della propria incapacità a gestire le situazioni temute.
Terapia dei disturbi d’ansia
Il mio approccio al trattamento integrato dei disturbi d’ansia si focalizza inizialmente sui sintomi ansiosi e sullo spostamento dell’attenzione sulla riflessione, cioè sull’ansia di secondo ordine. Solo dopo che è stato fatto qualche progresso a questo livello il trattamento (attraverso le tecniche cognitivo-comportamentali o strategiche) si procede all’esplorazione, identificazione e cura del livello sottostante: il significato implicito dell’ansia.
I passi della terapia, dunque, sono:
- Il primo passo è la riduzione dei sintomi. Inizialmente la terapia si dirige verso questo obiettivo, che permette al cliente di acquisire un senso di controllo sui propri sintomi;
- il secondo passo è iniziare a comprendere le difese nei confronti delle esperienze dolorose riguardo al Sé;
- il terzo passo è entrare in contatto con le emozioni dolorose e con le ferite del Sé associate;
- il quarto passo implica imparare a tollerare ed elaborare emozionalmente le realtà dolorose della vita.
Lavorare in maniera integrata non significa soltanto dare una lettura integrata dell’origine dei disturbi d’ansia o utilizzare tecniche provenienti da indirizzi diversi, significa anche “tagliare” il trattamento sulla base delle aree di funzionamento più agevoli per il cliente.